venerdì 23 settembre 2011

Gli italiani diversi.

Rigoletto, atto secondo, scena IV: Palazzo Ducale di Mantova. Il buffone, cui hanno rapito la figlia incontra i cortigiani complici del misfatto e grida “cortigiani vil razza dannata” . E nel libretto si legge: “Cortigiani razza di vigliacchi maledetti a che prezzo avete venduto il mio bene”.

Parole che mi tornano a mente leggendo alcuni blog i quali senbrano aperti solamente per scrivere peste e corna dell`Italia,usando a volte un linguaggio che va oltre i limiti della decenza, ma non è questo che mi preoccupa: di ridicoli il mondo è pieno. Mi preoccupa più il fatto quando quest`ultimi mettono l`Italia in cattiva luce di fronte hai loro nuovi padroni,dopo si meravigliano se gli autoctoni restino disorientati ed evitano di entrare nel merito del dibbattito.Ve lo dico io il perchè: uno svedese non metterebbe mai la Svezia in cattiva luce sia di fronte ad uno svedese e tanto meno di fronte ad uno immigrato, nemmeno sotto tortura. Quindi il malcapitato autoctono di turno al colmo della meraviglia si starà chiedendo in cuor suo: ”ma che razza di pezzo di m***a ho davanti…!” Ed allora il malcapitato/a per togliersi dall`atmosfera di imbarazzo creata dal cialtrone di turno cercherà una via d`uscita diplomatica e vi dirà che: Si,avete ragione voi, è vero Berlusconi è un pagliaccio, ma comunque gli spaghetti sono cotti al dente, il mandolino è accordato ad arte, ed il sole riscalda di più che in Svezia, a questo punto il cialtrone convinto di aver giovato alla causa italiana si toglie finalmente dalle palle del malcapitato svedese convinto di aver fatto un ulteriore passo avanti nella società svedese (esempio di servilismo all`italiana) non sapendo il tapino di aver fatto al contrario, inrimediabilmente un passo indietro.

Misera Italia dei cialtroni provate, se potete, a tradurre questa parola (cialtrone) in svedese, ma anche in inglese..: certo, c’erano e ci sono, restano, e anche continuamente rinascono (ricicciano come si dice a Roma…) queste minoranze cialtrone, anche se sono, certo,si tratti di minoranze a tutti gli effetti, con i loro splendidi lampi di luce

Forse allora la chiave di questo possibile « essere » contraddittorio degli italiani, dei loro vizi come delle loro virtù, andrebbe ricercata proprio nel periodo in cui l’Italia ancora non c’era, ma c’erano curiosamente eruzioni a tappe di lingua e cultura già italiana.
Poveri italiani “diversi,” dentro i quali si sfumano tanti temi e elementi, tratti caratteriali, slanci e paure, tic, come dire, il genogramma degli italiani, anche se non si sa, non si è ancora capito cazzo  quando e come questi benedetti italiani abbiano cominciato ad esser tali...E poi, ancora, quali di questi italiani ? Quelli che hanno creato dentro i confini nazionali, o quelli che navigando alla volta del Canada e dell’Argentina, o dell’Australia si sono mischiati con altre culture, come è proprio di tutte le vere culture, e hanno sconfitto la problematicità della loro identità (che quando è "una" fa sempre tremare) accettando il principio della polivalenza? Colombo allora era italiano,o era portoghese? era cristiano o ebreo? E Yves Montand ? E quelli che da fuori arrivano in Italia, « sbarcano » (brrrrr), dalla Romania, o dall’Africa, dall’Albania, e vogliono viverci in questa fragile Italia ?

Forse, i veri italiani sono quelli che son disposti, sia in Italia sia all`estero, ad intrecciare fra loro le lingue gentili del mondo, a ballare il tango e a saltare come i canguri...

Ma per fortuna ! Siamo italiani diversi, ma a volte no…

giovedì 22 settembre 2011

Italiani, smettetela di lamentarvi.

Un popolo che ha fatto della lamentela un vanto sono gli italiani o meglio gli italiani meridionali,(tranquilli amici del sud anche io sono di buona razza terrona) ma tutti sanno che l’italiano è sempre meridionale, l’italiano all`estero per asempio è quello che è il napoletano per gli altri italiani. D’altra parte spaghetti, pizza, mandolino, non sono mica a Milano o a Torino? anzi quando si vuole parlare di cose brutte dell’Italia si parla della Fiat o di Berlusconi, non certo cose meridionali. Si potrebbe obbiettare che la mafia è una cosa meridionale, sicuro, però ormai dopo i film di Hollywood, probabilmente è stata sdoganata nel mondo come qualcosa di universale e apolide, come il MacDonald e il karaoke. Figurarsi che al parlamento europero Borghezio viene sempre chiamato dai deputati del Lussemburgo con una parola che ora non ricordo, e che Borghezio crede significhi “amicone”, ma che in lussemburghese significa più o meno “terrone di merda”.

Come mai i meridionali non siano caduti vittima delle mire di Hitler è semplice, il meridionale, per quanto attaccato alla famiglia, è quasi sempre un cane sciolto. Questo ha due vantaggi, primo chi lo incontra pensa che da solo non può fare male e, spesso si sbaglia, secondo poichè è attaccato alla sua famiglia non può essere una cattiva persona, e dipende dalla famiglia. Poi ogni tanto canticchia, fischietta, ti fa assaggiare della roba da mangiare fatta in casa o delle sue parti, è di compagnia quando si beve, insomma è un po’ fastidioso, ma fa anche qualcosa di buono.

Negli ultimi anni invece sta nascendo una nuova tecnologica popolazione che vuole fare della lamentela un vanto, sono quelli che quotidianamente aggiornano i loro blogg. Le tematiche dei loro piagnistei sono le più varie, c’è chi si lamenta dei propri genitori, fidanzato/a, amici, amiche, chi si lamenta della politica, amministrazione, guerra, chi del capoufficio, segretaria, compagno di banco, vicino di casa, fruttivendolo, idraulico, chi di uno scrittore/musicista/attore, chi di due, chi di tutti, chi sceglie il suicidio, chi sceglie di continuare a lamentarsi, chi rompe i coglioni ad ogni sospiro e chi rompe i coglioni è basta.
Il problema fondamentale è che tutta questa gente spesso è convinta di scrivere bene e, soprattutto, di scrivere cose divertenti. Tutti i maggiorenni, dai 18 ai 90 anni, si atteggiano a uomini o donne vissute, cinici e sarcastici quanto basta, e hanno, per grazia divina, il diritto/dovere di commentare il fatto del giorno, sia esso pubblico o privato, con una battuta salace o una parolina accuminata.

Novelli Orazio del web danno ogni giorno prova che battere le dita su una tastiera non significa saper scrivere e che leggere le lamentele di qualcuno è noioso e basta, non divertente. Il problema è proprio come fargli capire queste cose: scartata l’ipotesi violenta, ma solo perchè sarebbe troppo lunga andarli a cercare casa per casa,l’ipotesi teoricamente più semplice sarebbe quella di lasciare un commento ai loro scritti, quando la cosa è possible.
Le loro reazioni, a questo punto, nella migliore delle ipotesi è la seguente: “Grazie per il tuo commento e la tua critica cercherò di migliorare”, tradotto “ Non capisci un cazzo di niente, però non ti mando a fanculo perchè con i coglioni come te non mi abbasso nemmeno per vedere cosa ho pestato, tanto so che è merda”, I più furbi indubbiamente potrebbero essere quelli di sinistra che si lamentano della sinistra o quelli di destra che si lamentano della destra, così cercano di raccogliere un pubblico trasversale ai due schieramenti politici; potrebbero, perchè se fossero in politica potrebbero passare da una parte all’altra come Sgarbi, purtroppo però non hanno voti ma solo dei punteggi su un counter che gli sembra sempre troppo fermo.

Più fessi di questi solo quelli di centro che si lamentano del centro e nessuno ha ancora capito che cazzo vogliano.

Poi ci sono quelli che si lamentano di cose vecchie e quelli, i peggiori, che si lamentano di cose vecchie che stanno cambiando, insomma disfattisti, poveri repressi che vivono costantemente attaccati ad internet e che, agorafobici e paranoici quali sono, se inciampano sul marciappiede è colpa del governo che non sistema le strade, non abbatte le barriere architettoniche e non fa nulla di buono per la cittadinanza: oppure davvero da loro le cose non stanno cambiando e allora sono sfigati e si lamentano a ragione, non per questo sono però divertenti. Anche se loro lo pensano.

A questo punto qualcuno si lamenterà, anche di chi si lamenta: di chi si lamenta.
Insomma ragazzi: Che palle...!!!
 

martedì 20 settembre 2011

I pro e i contro di un matrimonio misto.

Pro:Avrete la possibilità di entrare in contatto con usanze diverse dalle vostre, uscendone così arricchiti interiormente.
Contro:Collezionerete una serie infinita di gaffes, che faranno dubitare la vostra compagna della vostra effettiva intelligenza.


Pro:Potete farle fare cose allucinanti, con la scusa (ovviamente falsa) che sono tradizioni del vostro paese alle quali vi è del tutto impossibile rinunciare.
Contro:Non riuscirete mai a farla ridere raccontandole una barzelletta sui carabinieri.

Pro:Avrete l`occasione di rivalutare il vostro paese d`origine come fonte di arte e cultura, conosciuto perciò in tutto il mondo. Inizierete ad ammirare incondizionatamente tutto ciò che proviene dall'Italia, compreso Toto Cutugno.
Pro:Potete esimervi dal dire cose intelligenti, con la scusa che non trovate le parole.
Contro:Non riuscirete mai a spiegarle che nel calcio la zona totale è ormai un modulo antiquato.

Pro:Potete tranquillamente intrattenere le vostre amanti al telefono, tanto lei non capisce niente.
Contro:Lei può tranquillamente intrattenere i suoi amanti al telefono, tanto voi non capite niente.

Pro:Potete insultarla quanto volete.
Contro:Non c'e' gusto ad insultarla, perchè tanto non si offende.


Pro: Non litigherete mai. È praticamente impossibile farlo usando una lingua straniera che si conosce poco: nel tempo che ci vuole a trovare le parole per spiegare che siete incazzato come una bestia, lei ha già deciso di fare pace.
Contro: Data l'impossibilità di litigare, reprimerete la vostra rabbia fino al giorno in cui comincerete a comunicare a gesti, prendendo tra le mani il suo bel crapino e sbattendolo contro il muro.


Pro: Potrete raccontare una marea di balle ai vostri amici su quello che fate quando siete con lei, senza la paura di essere smentito (lei fa tutto quello che voglio io, abita in un castello, mi ha dato il permesso di andare "a letto"con le sue amiche....)
Contro: Rischierete di suscitare un'invidia furibonda nei vostri amici, che contrattaccheranno: "appena sei partito siamo andati ad una festa della madonna piena di fighe e di roba da bere, ci siamo sbronzati e abbiamo trombato tutti quanti tutta la notte. Peccato che non c'eri, ti saresti divertito un sacco".


Pro: Potete gestirvi tranquillamente la relazione adulterina con la vostra ex compagna di liceo, tanto lei non saprà mai niente.
Contro: Soffrirete di gelosia in una maniera indescrivibile. Comincerete a telefonarle nei momenti più impensati per vedere se riesce a rispondere prima del terzo squillo (avendo preventivamente cronometrato il tempo che ci vuole per interrompere l'accoppiamento e gettarsi sul telefono).

PS: In più, se lei vi pianta, voi potete sempre far finta di niente e tornare al paesello, al vostro rientro, direte che è stata un'esperienza d'amore indimenticabile, ma che purtroppo vi siete resi conto che a lungo andare non saresti mai riusciti a gestire un rapporto così intensamente sensuale.
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Attenzione: Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale.




martedì 13 settembre 2011

IKEA via Anagnina: (Favoriter i repris)

Io alla globalizazione non ci credo forse perchè c`è troppa America in giro, troppe scarpe Nike, troppa Ikea… Ikea per me è una persecuzione c`è anche a Roma: via Anagnina a due passi da casa mia, quando abitavo a Roma nell`altro secolo per fortuna ancora non c`era, nemmeno a Stoccolma a dire il vero l`hanno costruita poco dopo il mio arrivo,sempre nell`altro secolo e sempre vicino casa mia.

Quando sono stato a Roma l`ultima volta i miei parenti vedendo che mi annoiavo ed anche per torgliermi un pò da "le scatole" mi hanno detto: Vai a vedere l`Ikea è molto svedese sai…(che vepossino ho pensato io…) ebbene SI! confesso mi sono incuriosito e ci sono stato, arrivato in macchina ho subito notato che il parcheggio è gratuito. E’ nella filosofia di Ikea: tanti servizi, tante coccole ai clienti, costi contenuti… Entrate nel percorso guidato per il parcheggio. Basta seguire le frecce della segnaletica orizzontale… L´illusione di stare a Stoccolma dura poco, un inserviente mi indica un cortello con scritto sopra “ P-pieno” e mi invita gentilmente ad uscire. All`uscita indovinate chi c’è …? l’immancabile parcheggiatore abusivo autorizzato (autorizzato dagli altri abusivi) che dice: “Dottó venga che c`è posto” Va bene. Proseguo secondo le sue indicazioni,facendo attenzione a due macchine che arrivano contro mano. Per uscire naturalmente la strada da fare è minore se esce si dall`entrata E’ questione di principio: la benzina costa. Quindi c’è sempre un romano contromano. Ma è anche questione di territorio: chi so’ sti cazzo de svedesi che comannano ‘a casa nostra?! Va bene. E’ Ikea Roma. Il parcheggio si trova seguendo le indicazioni del parcheggiatore abusivo autorizzato. Se piove Ikea naturalmente fornisce all’ingresso del negozio di bustine trasparenti per contenere gli ombrelli bagnati ed evitare lo sgocciolamento in giro. A Roma per evitare che il romano distratto dimentichi la busta o ne faccia scorta per chessò uso di congelatore, il parcheggiatore abusivo autorizzato vi risparmia la fatica di cercare il sacchetto (si presume che voi siate passati già per i negozi Ikea sparsi in Italia, e siate quindi alla ricerca dei sacchetti: rinunciate, non li trovereste mai). Costo: Dottò faccia lei!

Mettiamo che non piove. Avrete guadagnato l’ingresso e cercate il posto per depositare il figliolo al seguito. Rinunciate: all’inizio c’era il servizio di baby sitting. Ora non c’è più: i bimbi romani saltano, rotolano, si moltiplicano, si rompono e i genitori chiedono i danni. Se non avete figli, cercherete matite e metro di carta. Rinunciateci: prima di voi è passata la famiglia Scortichini che ha bisogno di matite in quantità industriale. Comincia il giro. Ci sono le stesse frecce orizzontali del percorso parcheggio. E’ inutile: cercate di orientarvi seguendo i cartelli affissi al soffito, che indicano i settori. Se c’è contromano in auto, immaginate a piedi.

I settori più belli sono quelli dell’abitazione tipo, dei divani, delle cucine e delle camere da letto. Nel primo troverete la classica famiglia composta da suocera, suocero, giovane coppia con quattro bambini, zia e zio, nipoti e amici degli zii che guardano con aria di superiorità la gigantografia di un fichetto svedese che tutto sorridente dice: “Vieni a vedere la mia casa, io vivo in 30 meri quadrati”. E nei trenta metri sono compresi camera da letto, soggiorno, salotto, cucina, bagno e studio con un intricato sistema di armadi a muro e soppalchi. La famiglia allargata, che vive tutta nella stessa casa di 30 metri quadrati ,passa oltre.
Nel reparto divani, Ikea dà il meglio di sé nella dimostrazione della resistenza dei suoi prodotti: può resistere un divano letto alla pressione di quattro bimbi più nonna che è ”stracca morta” e je gira "la brocca"?! può! Nel reparto cucine scoprirete che i romani hanno bisogno di un miliardo di scomparti per tutte le conserve che si producono mediamente in una famiglia.

Nel reparto camere da letto i romani non si soffermano: manca lo stile barocco roccocò in vero truciolato laccato del finto stile impero che si usava a Venezia ai tempi del doge. Il vostro giro ovviamente prosegue sempre tra la transumanza pluridirezionale. E in tutta questa “ammucchiata” vi accorgerete che lo svedese, sì i termini svedesi sono molto simili a certi termini italiani. Che ne so: il divano Klippan è come il flipper,lampa "è na lampadina" e così via…

Vi siete stancati? avete fame? c’è il ristorante. A Stoccolma troverete tavoli da otto dove sono sedute due persone, o quattro che tra loro non si conoscono. A Roma troverete due tavoli da otto opportunamente accostati per far spazio alla famiglia.

Troverete che l’angolo dei condimenti e accessori ha oliera e acetiera legate con lo spago al carrello, così come il cavatappi. E lo spago non è un filo continuo, ma una cordicella con una serie di nodi, perché lo spago si taglia, lo strumento si porta a tavola e, se va bene, si riporta al carrello e si riannoda. A Stoccoma vedrete una fila ordinata. A Roma nonostante le transenne c’è sempre l’ingorgo in un punto: quello delle posate. Non chiedetemi il perché. A Stoccolma ci sono i vassoi. Anche a Roma, ma a Roma hanno aggiunto il carrello stile areoporto: potrete inserire i vassoi ben impilati per tutta la famiglia che occupa i due tavoli da otto accostati.

Dopo pranzo viene il bello. C’è il mercato. Si scende al piano terra. Quella scritta enorme che campeggia (mercato) è un’istigazione a delinquere per i romani. Se non vi siete mai accostati a un mercato romano non potete capire. Dunque, nel mercato del negozio Ikea ci sono quei cestoni cubici dove è depositato sempre lo stesso oggetto ma in quantità industriali. Il romano, per il solo fatto di trovarsi in un posto con la scritta “mercato”, deve scegliere: “Pija questo che è mejo!”, “No, pija quest’altro”. E’ così.
Non perdetevi il reparto tessili, dove ci sono i tessuti a metraggio per le tende. Assisterete a splendide disquisizioni tra commessi e clienti sull’arredamento di “mia cognata Domidilla che ha un mezzanino vicino a quello di zia Carolina, su a Monte Mario". Avete presente il mezzanino all’angolo vicino alla salumeria da "Il norcino de Norcia?”. La vostra visita sta per concludersi, arriva il momento delle casse. La fila non c’è: c’è il girotondo. Dopo aver pagato forse dovrete impacchettare qualcosa: ci sono i banchi con la carta da imballaggio gratis. Gratis significa gratìs, non a metro. E la carta da imballaggio in una casa romana serve sempre. Come i cataloghi di Ikea. Gratis anche quelli e in una famiglia allargata non si può litigare per chi debba sfogliare il catalogo per primo. Avete finito la vostra giornata di shopping al’Ikea? bene, adesso fate attenzione all’uscita.

Il parcheggiatore abusivo autorizzato vi dirà che ha controllato la macchina, ha pulito il parabrezza e ha evitato che qualcuno parcheggiasse in doppia fila per non farvi uscire. Ovviamente non vi aiuta a caricare la spesa.

“Dottò avete speso tutti li sordi?, nunè che ve c`è avazato cuarche cosa NO è…?!”.

Buona giornata a tutti da nonno Franco

sabato 10 settembre 2011

La crisi vista da me

Che la Svezia non è più la terra promessa di quando sono arrivato io nel lontano 1965
(visto ragazzi che memoria…?) è un dato di fatto ma una cosa la devo riconoscere, sta uscendo dalla crisi che attanaglia tutta l`Europa a dir poco ”alla grande”: prima con i sacrifici (di tutti noi…) e poi le le giuste riforme.Sanità, scuola, pensioni, privatizzazioni: in poche parole è cambiato tutto. Le tasse sono altissime (vorrei non pensarci almeno fino a dicembre…) ma il bilancio è in pareggio e il Pil vola come non mai.
Oggi del modello socialdemocratico non resta più molto, tutto fu cambiato agli inizi degli anni _90, sotto i colpi di una crisi tremenda. La corona crollò nel 92 ancora prima della lira. Il sistema bancario venne investito da un autentico tsunami (oggi materia di studio nelle scuole…)
Ancora anni di duri sacrifici. Fino al 2009 quando l’economia è scattata come una molla con una crescita del 6% (scende quest’anno al 4,5) mentre il tasso di disoccupazione è tornato dal 10 al 7 per cento. Miracolo?
Ma che, il paese è protestante quindi la gente non crede alle indulgenze e non abbiamo santi cui votarci. Abbiamo tirato la cinghia, tutto qui. Le pensioni sono state riformate fin dalla metà degli anni_90. La vecchiaia scatta a 65 anni (si fa per dire...), l’anzianità a 61, ma si può lavorare fino a 67. Il sistema è flessibile, articolato su tre livelli: una pensione base minima, una pensione integrativa pubblica e una integrativa privata (aziendale, professionale o un fondo assicurativo personale). L’indennità è collegata alla media degli stipendi percepiti nella propria vita lavorativa e nell’insieme può arrivare a coprire i due terzi. Il mercato del lavoro è molto reattivo e i giovani trovano lavoro. Quindi, è più facile finanziare il sistema previdenziale. I tagli alla sanità hanno creato i maggiori problemi, anche per la rigidità del sistema statale che provoca lunghe liste d’attesa. Le relazioni sindacali sono molto buone, tutto il casino fatto dai sindacati italiani riguardo le modifiche decise da Marchionni; in Svezia farebbe ridere. Guarda caso alla VOLVO funziona allo stesso modo da anni siamo tutti stupiti da tutto il can can sulle modifiche decise dalla Fiat. Alla Volvo funziona allo stesso modo. Con qualche inmancabile mugugno , ma niente sceneggiate napoletane tragedie greche. Del resto il contratto aziendale è uguale in tutta la Svezia mentre molte condizioni lavorative (pause, orari) vengono negoziate regolarmente in fabbrica. . Tutti pagano le tasse con una pressione fiscale che supera la metà del reddito , anche se nessuno è contento (io per primo…). il lavoro nero esiste anche qui, ma rimane entro limiti fisiologici. Qualche furbetto si rifugia in Svizzera come Ingvar Kamprad il patron di Ikea vestito come uno straccione è tra gli uomini più ricchi al mondo. Un comportamento apertamente criticato da tutti, ma in fondo tollerato come fosse un tacido accordo, con quell fare tutto svedese, che chiude un occhio purché la regola non cambi. In Svezia, del resto, non siamo più i cantori dell’innocenza perduta, ma i sacrifici noi li abbiamo fatti e hanno portato frutti. L`immigrazione rappresenta un decimo della popolazione, qui purtroppo nascono i conflitti maggiori. Molte ragazze musulmane vanno ancora in giro coperte. In famiglia la legge svedese non entra,si segue solamente la Legge Coranica. La popolazione di Malmö è composta per ca.il 40% da immigrati soprattutto islamici. Sul ponte che collega la Svezia alla Danimarca è tornato il controllo dei passaporti. Sale un’onda preoccupante di xenofobia che alimenta movimenti populisti e di estrema destra vedi: Democratici Svedesi (in svedese: Sverigedemokraterna) sono un movimento politico di matrice nazionalista, molto attivo negli ultimi anni tanto da guadagnarsi 20 seggi in Parlamento nelle ultime elezioni. Continue tensioni provocano scoppi di violenza nei ghetti come Rosengård, celebre per aver dato i natali a Zlatan Ibrahimovic.Questo è il mio “quadro” chiaro e limpido della Svezia di oggi che si batte senza paura tra mille difficoltà, culturali e politiche prima ancora che economiche, questo remoto ma dinamico lembo d’Europa può insegnare al Belpaese, appesantito dalla dalla sua storia e viziato dalle cattive abitudini; vizi pubblici, certo, ma, siamo onesti, anche privati. Qui la gente dice: rimbocchiamoci le maniche; in Italia dice: rimboccatevi le maniche.
Qui la responsabilità è di ciascun cittadino; in Italia è sempre di qualcun altro.
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Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.