lunedì 27 agosto 2012

"Orgoglio" e "Italia" non sono parolacce di cui vergognarsi.


Che cosa significa essere italiani, oggi? Prima di tutto sentirsi italiani e contenti di esserlo. Il che non vuol dire churchillianamente, «sto con il mio Paese (o il mio popolo) giusto sbagliato che sia».

Significa non denigrarsi, attività che ci è molto congeniale, e essere coscienti che la nostra storia e la nostra cultura fanno di noi un popolo molto speciale, quali che siano i problemi che dobbiamo affrontare – oggi – come nazione e Stato. 
Significa capire che in molti Paesi dell’Occidente possono esserci realtà, politiche e sociali, migliori di quelle di cui disponiamo noi: ma questo non significa che ovunque, tutto, sia meglio che da noi, meglio di noi. Continuando con questa autodenigrazione, così provinciale, finiremmo per ridurci psicologicamente proprio come quegli extracomunitari che sognano di arrivare in un Paese «altro», quale che sia.

Autodenigrarci, sport nazionale, per le quotidiane miserie della cronaca e della politica significa avere sguardo da miope, e ignorare i secoli di storia che hanno fatto – fanno – di noi un grande popolo.

Da un articolo di Giordano Bruno Guerri


Attenzione

Attenzione
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. Le informazioni contenute in questo blog, pur fornite in buona fede e ritenute accurate, potrebbero contenere inesattezze o essere viziate da errori tipografici. L`autore si riserva pertanto il diritto di modificare, aggiornare o cancellare i contenuti del blog senza preavviso. Alcuni testi o immagini inserite in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimossi. L`autore del blog non è responsabile dei siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo.

Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.