venerdì 29 novembre 2013

Svezia: Cercasi Insegnanti.

Cercansi insegnanti. Se siete sconfortati dal concorsone, dalle liste delle graduatorie, non vi resta che prendere un aereo e partire per la Svezia. Nel Paese delle renne i maestri non si trovano. Nessuno vuole salire in cattedra. Questione di prestigio ma anche di stipendio. Eppure il sistema scolastico svedese è uno dei migliori in Europa.

Basta prendere un treno per capire che l’innovazione tecnologica, la burocrazia, i fogli di carta non esistono perché a scuola qualcuno ha insegnato a usare internet fin da bambini, molti giovani non hanno mai visto una banca e gli uffici postali tradizionali sono stati soppressi agli inizi degli anni 2000. In Svezia si fa tutto online e tutti sanno usare internet.
Tutti sanno l’inglese, dal venditore di aringhe Nystekt Strömming in piazza Slussen al controllore del treno che da Kiruna attraversa tutta la Lapponia fino alla capitale in 18 ore. Se entri in una skola ti è subito chiaro che l’innovazione non è “qualcosa in più”, come in Italia, ma fa parte dell’insegnamento. Non ci sono laboratori informatici, ma una lavagna multimediale per ogni sezione. A scoprire una classe mi accompagna Kristina Bjorkegren Linder, operations strategist del settore education della Municipalità di Stoccolma. Non ci sono bambini perché sono ancora in vacanza. Appena entro provo con il mio iPhone a cercare la rete wifi: «Oramai abbiamo la banda larga in ogni scuola – mi anticipa Kristina – e tutti i dirigenti scolastici possono fare richiesta della Lim. Sta a loro e al corpo docente poi decidere se usarla o meno, ma da parte delle istituzioni vi è stato un grande impegno nella formazione dei docenti in merito». L’uso delle innovazioni tecnologiche è realtà quotidiana: secondo i numeri della banca dati Ocse, già nel 2009 l’utilizzo dei personal computer da parte degli studenti quindicenni durante le lezioni di lingua svedese e lingue straniere era tra i più alti in Europa. Dopo Danimarca e Norvegia, la Svezia è terza in classifica.
L’idea del ministero dell’istruzione è di passare nei prossimi anni da una didattica che usa i personal computer ai tablet, che sono già una realtà persino sui banchi degli asili. Noto appesi alle pareti dei cartelloni scritti in altre lingue: «Nel nostro sistema d’istruzione se vi sono almeno cinque ragazzi figli di migranti che chiedono di avere lezioni anche nella loro lingua, hanno diritto ad avere un’insegnante madrelingua», mi spiega la dirigente del Comune di Stoccolma. Sono sempre più convinto di vivere su un altro pianeta rispetto all’Italia, dove ci sono ancora politici che insultano un ministro di colore. Un mondo dove ogni bambino ha diritto all’istruzione fin dalla tenera età: l’offerta di educazione prescolare comprende la scuola preprimaria (Förskola), la cura pedagogica (Familjedaghem) e la scuola preprimaria aperta (Öppen förskola). Alle municipalità è richiesto di offrire una scuola preprimaria per tutti i bambini da uno a 5 anni di età che abbiano genitori che lavorano o studiano. I bambini di genitori disoccupati o in congedo parentale hanno diritto a un posto per almeno 3 ore al giorno o per 15 ore a settimana. Ciò che è definito “cura pedagogica” consiste nell’accoglienza da parte di educatori che ricevono e si prendono cura nel proprio domicilio di bambini in età prescolare.
Un sistema basato su scuole pubbliche e scuole private che non sono finanziate dallo Stato, ma sulle quali vi sono gli interessi di privati alla loro gestione. «Tutti i bambini, svedesi o meno, nati qui o all’estero, hanno diritto ad un finanziamento per studiare erogato alle famiglie in base al loro reddito, alla loro situazione abitativa e familiare. Sono i genitori a scegliere in quale scuola mandare il proprio figlio, che non deve necessariamente andare in quella del quartiere». Un modello che crea concorrenza. Il vero problema è trovare i maestri. Negli scorsi anni è stata fatta (ed è di nuovo in previsione) la campagna “Un incentivo per gli insegnanti”, che prevedeva l’aumento del salario e una formazione in itinere con la possibilità, per chi non ha il titolo universitario, di laurearsi mentre lavora.
källa: ilsoleventiquattrore,
A. Corlazzoli

Per un attimo penso a quanto sarebbe necessaria anche in Italia una promozione della figura del docente, così come un reclutamento fatto dalle municipalità o dalle singole scuole, abolendo l’assurdo sistema di concorsi e graduatorie. Ma siamo su un altro pianeta.
Tanti saluti alla povera patria Italia dalla Svezia.

giovedì 28 novembre 2013

Introdotto in Svezia il “Bechdel test”



Introdotto in Svezia il “Bechdel test”. Un film è valido se risponde a questo criterio: "Ci sono almeno due donne, di cui si conosce il nome e che parlano tra loro di qualcosa che non siano gli uomini"

Come si fa a sapere se un film si presta alla discriminazione di genere e non fa abbastanza attenzione alle donne rispetto all’universo maschile? Non c’entrano il numero di nudità esposte o di battute volgari contenute nella sceneggiatura, basta che venga rispettata una nuova regola aurea che molti cinema svedesi hanno deciso di considerare quando trasmettono in sala un film."

REGOLA AUREA. La regola aurea in questione dice così: perché un film superi in modo eccellente il cosiddetto “Bechdel test” ci devono essere almeno due donne, di cui si conosce il nome e che parlano tra loro di qualcosa che non siano gli uomini. «L’intera trilogia del Signore degli anelli o di Star Wars non passa questo test. E neanche Pulp Fiction», afferma al Guardian il direttore di Bio Rio, Ellen Täjle, un cinema molto in voga a Stoccolma che ha lanciato l’iniziativa. «L’obiettivo dell’iniziativa è quello di vedere più storie al femminile nelle nostre sale».

LO STATO APPOGGIA L’INIZIATIVA. L’iniziativa è così lodevole che l’Istituto statale dei film svedese ha appoggiato ufficialmente l’iniziativa, seguito dal canale tv Viasat Film che userà sempre l’indice sull’uguaglianza di genere per recensire i film e ha promesso che il prossimo 17 novembre trasmetterà solo pellicole che in questa speciale classifica hanno preso come voto una bella “A”, come Hunger Games. E pazienza se i film non sono dei capolavori, quello che conta non è la qualità ma l’uguaglianza di genere.

LE CRITICHE DEI CRITICI. L’indice del gender al cinema non è altro che l’ultimo modo con cui la Svezia cerca di promuovere l’uguaglianza tra uomini e donne. Non tutti però sono d’accordo con la nuova iniziativa: «Ci sono così tanti film che passano il Bechdel test ma che non aiutano per niente la società a diventare migliore e viceversa», afferma il critico cinematografico Hynek Pallas. 
källa:tempi.it @grotti

Ma soprattutto, come fa notare la famosa blogger svedese Tanja Bergkvist, che si occupa spesso della “genderfollia”: «Se vogliono film diversi non hanno bisogna di incolpare gli altri: basta che se li producano».
 


Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.