Perchè
comunque alla fine sono ripartito, l’avevo detto che sarei ripartito. Ho fatto anche
il mio incontro all’aeroporto di Fiumicino con il mio passato e, l’ho superato
discretamente.
Tornare
nella Piccola Città significa le scritte sui muri “sey la mia unica raGGione di
vita”, significa la ”munnezza” che circonda, sormonta e trabocca dai
cassonetti, significa il traffico e la prepotenza delle persone che sono di
lunga più intelligenti e furbi di te. Significa la mia cameretta, con le sbarre
alla finestra, il mare, il sole (pochino a dire il vero) e la tastiera con gli
accenti "e" la "z" e la "y" al posto sbagliato.
Tornare
significa però anche incontrare vecchi amici, forse dimenticati, forse no, e il
riaffiorare dei ricordi. I sabato pomeriggio sempre insieme, a chiaccherare,
tra un caffè e una birretta. Scoprire di avere oggi tutte il timore di
viaggiare con Ryanair e non ricordarsi perchè ci si è persi. Scoprire che non
siamo cambiati affatto, ma che siamo tutti un po’ invecchiati.
Tornare è mangiare un pomodoro al forno prima di cena, prima
di un risotto alla pescatora e una gelato alla panna dopo cena prima di tornare
a casa. Tornare significa bere ancora un bicchiere di vino, sentirsi girar la
testa e ridere, ridere tanto. Tornare significa un’indigestione per via delle
rugole fritte prima e dopo pasto.
Tornare significa sentire la mancanza di tutto questo e il
desiderio di tornare ancora un’altra volta, stare ancora un po’ per vedere
tutti quei sorrisi.
Quelle persone che porterei tutte con me. Se solo non ci
fosse il limite di 20kg sul bagaglio da imbarcare...!!
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